Un altro dei miei articoli usciti nei primi mesi del 2011 sulla rivista Spirito Libero.
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Avete mai capito
se ambasciator porta pena oppure no? Vi siete mai chiesti se l’importante è
essere giovani dentro, o se le donne maturano prima degli uomini? Ma poi, i
ricchi piangono? Tutte queste domande, e molte altre, ve le potreste
tranquillamente porre, dato che ogni giorno si viene a contatto con una
espressione di questo genere, che, come tutti sapete, si chiama luogo comune.
Nessuno ne è al sicuro, sfortunatamente, e non si può far altro che farci il
callo e sperare di non incappare in un aficionado che vi ricorre tanto spesso
quanto noi ricorriamo allo spazzolino da denti. Sono spesso gli insospettabili
che ne fanno uso: magari avvocati, professionisti affermati, che nel bel mezzo
di una conversazione con i colleghi sfoderano il delizioso “Ma perché sai,
nella vita non ti regala niente nessuno” o il temutissimo “Dai, dai, che la
speranza è l’ultima a morire!”. E, tutte le volte che io sento una di queste
espressioni, provo una sorta di pena per chi la pronuncia e un sentimento di
umana comprensione e solidarietà per il collega che ascolta (a meno che poi non
risponda con un altro luogo comune: in tal caso, la disfatta è totale e
l’empatia è annullata). La mia riflessione è questa: è davvero così difficile
ragionare prima di parlare e non dire una banalità? O almeno provarci! È
scoraggiante, almeno per me, sentire che un discorso, che magari è condotto
nella più sincera delle maniere, viene ridotto a uno scambio di frasi di
circostanza, che spesso tagliano di netto la conversazione, più o meno come il
vostro parrucchiere quando gli dite “giusto una spuntatina, mi raccomando”. Il
vero problema dei luoghi comuni è il generalizzare. Da un caso, si pretende di
stabilire una regola; e se c’è una cosa che l’esperienza insegna, è che in
questo mondo le previsioni non sono possibili. Si può provare, tentare, di
inscatolare la realtà, ma lei non è d’accordo: una scatola, una frase, le
stanno troppo strette. Abbiamo talvolta bisogno di risposte facili, di vittorie
a portata di mano o di una battuta pronta quando il tempo stringe; ma non è
certo nelle frasi precostituite che le possiamo trovare. Vi lascio con una
domanda: fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. E anche un po’ di
aranciata, ché aspettare fa venir sete.