8 luglio 2016

Storia della Serie B

Capitolo IV: i movimentati anni '60

Una formazione del Torino 1959-60
Nella stagione 1959-60 venne introdotta una novità: le promozioni in A e le retrocessioni in C aumentarono da 2 a 3. Questo significava maggiori opportunità per le squadre che aspiravano a salire di categoria, ma ovviamente implicavano anche più rischi per quelle compagini che lottavano per rimanere in Serie B. Il campionato 1959-60 vide anche l'esordio in B di una squadra dalla storia prestigiosa, protagonista dei campionati di massima serie fin dalla sua fondazione, un club che vantava nel suo palmarès ben 6 scudetti: il Torino. I granata erano i principali favoriti per la vittoria finale, insieme al Lecco già protagonista della precedente stagione. Furono effettivamente queste due le contendenti al primo posto, che alla fine andò a un Torino in grado di mantenere un rendimento costante, pur con troppi pareggi (ben 19; solo 3, però, le sconfitte). I 21 gol del capocannoniere Virgili furono di fondamentale importanza per il Toro, che poté fare affidamento sul suo attaccante di punta e su un portiere, Soldan, in grado di subire solo 17 reti in 32 partite giocate. Il Lecco riuscì comunque a chiudere al secondo posto, grazie al compatto contributo dei suoi attaccanti Savioni (10), Bonacchi (9), Gilardoni (9) e Nyers (8). Catania e Triestina ingaggiarono una lotta a 2 che a fine torneo premiò i siciliani, che giunsero al 3º posto per un solo punto di distacco. Assai deludente il Cagliari, che pure aveva ben figurato nel campionato 1958-59, che retrocesse in C all'ultimo posto. Penultimo fu un Modena già a rischio l'anno prima, mentre per l'ultima retrocessione si resero necessari degli spareggi che coinvolsero le 3 squadre giunte a 33 punti: Simmenthal Monza, Venezia e Taranto. In una settimana (12-19 giugno) si giocarono le 3 partite: il Simmenthal Monza poté salvarsi grazie alla vittoria sul Venezia, che a sua volta superò il Taranto. I pugliesi dovevano vincere l'ultima gara con il Monza per poter salvarsi, ma lo 0-0 li condannò alla Serie C.

Nel 1960-61 si presentavano come favorite Triestina, Mantova e Reggiana, nonché le neoretrocesse Palermo e Alessandria, squadre di notevole blasone che ambivano all'immediato ritorno nella prima categoria nazionale. Il Genoa, penalizzato di 7 punti per il "caso Cappello", non riuscì a rendersi pericoloso e si dovette rassegnare a un torneo di media classifica. Turbinoso il campionato del Palermo che cambiò allenatore in cerca di equilibrio, scegliendo sempre però di tornare a Fioravante Baldi dopo i brevi interregni di Morisco e Lodi. Diverse compagini scelsero, specialmente nella seconda metà del torneo, di affidarsi a dei direttori tecnici che affiancassero l'allenatore di ruolo alla guida della squadra: tra queste il Marzotto, che chiamò l'ungherese Senkey in ausilio di Fattori, e il Verona, che contattò la vecchia gloria Bruno Biagini, stella degli anni '30 dell'Hellas, per dare una mano a Bizzotto nella gestione di un delicato torneo che porterà i veneti a rischiare la Serie C. Assai sorprendente il rendimento del Venezia che vinse la Serie B pur avendo sfiorato la retrocessione nel torneo precedente, evitandola solo agli spareggi. Decisivo il rendimento di Gino Raffin, leader nei gol segnati, e l'affidabilità del reparto difensivo composto da Ardizzon, Carantini e Grossi. Costante la marcia dell'OZO Mantova, che forte di un ottimo gioco di squadra e della solidità della difesa, guidata dal sicuro portiere Negri (il meno battuto del campionato), si laureò campione d'inverno e andò a ottenere la promozione a campionato concluso. Il Palermo riuscì a tornare prontamente in A dopo una sola stagione, con Fantini e Morosi sugli scudi e la certezza del forte Anzolin tra i pali. Buona ancora la prestazione della Reggiana, mentre Messina e Simmenthal Monza mostrarono un notevole miglioramento rispetto alla precedente annata. In coda Triestina, Foggia Incedit e Marzotto Valdagno salutarono la Serie B. La Triestina cedette al Novara solo nello spareggio di Ferrara, battuta dai gol di Galimberti e Zanetti; il Foggia pagò la scarsa esperienza e dovette tornare in C; il Marzotto invece, reduce da alcuni discreti campionati, crollò e dovette dire definitivamente addio al torneo cadetto: la partecipazione del 1960-61 è infatti l'ultima per i bianco-celesti.

Fanello del Napoli durante il campionato 1961-62
Nel 1961-62 scese per la prima volta in B la Lazio, addirittura ultima nella Serie A 1960-61. Per la squadra capitolina si trattava di un'onta cui rimediare immediatamente, in nome della propria gloriosa storia e della tradizione in massima serie. La presenza di elementi di assoluto valore come Gratton, Seghedoni, Cei, Morrone e Longoni, per citarne solo alcuni, dovrebbe garantire agli "aquilotti" una subitanea risalita; eppure così non fu, e per 1 punto la parte bianco-celeste di Roma dovette rassegnarsi a restare tra i "cadetti". Il Genoa si prese invece una rivincita e, stavolta privo di penalità, vinse il campionato con netto vantaggio sugli inseguitori. I grifoni genovesi furono presi per mano dalla coppia Bean-Firmani (36 gol in due) e protetti dalle prodezze del portiere Da Pozzo, una sicurezza per la B. Il Napoli non solo risalì dalla B alla A nel giro di un campionato, ma fu anche la prima società a vincere la Coppa Italia pur disputando la Serie B (il Vado nel 1922 aveva vinto pur non essendo in massima serie, ma ancora la Serie B non era stata creata). La terza promossa di questo campionato in costante equilibrio fu il Modena di Malagoli, appena arrivata dalla C ma subito competitiva e tenace, con il forte Pagliari miglior realizzatore. La Pro Patria costante inseguitrice ripetè, nel bene e nel male, la prestazione dell'anno precedente, mentre il Verona spiccò un deciso salto in avanti, grazie alle sapienti cure di Biagini promosso ad allenatore a pieno titolo. Precipitò la Reggiana, incapace di ripetersi dopo le ultime buone annate, e anche il Prato dovette tornare in C. Il Novara fu invece retrocesso per illecito sportivo, salvando così il Cosenza che sul campo era finito al terzultimo posto. La decisione della Commissione Giudicante arrivò il 23 giugno 1962 e condannò i piemontesi per infrazione dell'articolo 4 del Regolamento di Giustizia: determinante la testimonianza di Angelo Buratti della Sambenedettese, che dichiarò di aver ascoltato per caso un tentativo di combine della partita del 22 aprile tra il Novara e la propria squadra.

Nel 1962-63 il campionato vide il ritorno del Lecco in seconda serie dopo l'esperienza in A, insieme ad altre due habituée della B, il Padova e l'Udinese. Dalla C arrivò il sorprendente Foggia di Oronzo Pugliese che prometteva assai bene per il gioco che metteva in mostra, ma la favorita rimaneva la Lazio che scalpitava per il ritorno in Serie A. Effettivamente i bianco-celesti furono tra i protagonisti del torneo, e a fine campionato ottennero l'agognata promozione; anche il Bari andò in A, a pari punti proprio con la Lazio, grazie allo stato di forma di Biagio Catalano, capace di segnare 17 gol in 31 presenze. A vincere fu però l'ottimo Messina, migliorata nettamente rispetto ai campionati disputati negli anni appena precedenti. Ad aprire la via della Serie A ai siciliani pensò la coppia d'attacco Calzolari (14)-G. Calloni (11), mentre il portiere Mario Rossi dimostrò ottima continuità. Ancora in crisi l'Alessandria, ormai da diverso tempo in una serie di campionati piuttosto anonimi, mentre il Foggia fece scoprire per la prima volta sui grandi palcoscenici un Cosimo Nocera che con i suoi 24 gol divenne capocannoniere, facendo già intravedere le doti che lo porteranno a diventare un vero e proprio simbolo della squadra. In zona retrocessione la Lucchese, già pericolante nel campionato 1961-62, chiuse la classifica con soli 21 punti e un poco invidiabile primato di 24 sconfitte; la Sambenedettese, dopo alcuni campionati di discreto livello, dovette cedere la presa e finì al penultimo posto. Il Como, anch'esso tra i club a rischio del precedente torneo, giunse terzultimo e dovette far ritorno in Serie C.

Foggia-Brescia 1-1: un'azione di Nocera
(1963-64)
Il torneo 1963-64 tornarono in B due "giganti" del Meridione quali Napoli e Palermo; spuntò invece dalla C il debuttante Potenza, prima squadra della Basilicata a raggiungere il secondo livello del calcio italiano: i rosso-blu lucani allargarono così la poco nutrita rappresentanza del Sud in serie cadetta. Dalla terza divisione comparve anche il Varese, che faceva il proprio ritorno dopo l'anomalo campionato 1947-48. I bianco-rossi, con una rosa composta da un "blocco settentrionale" (il solo Ivo Vetrano proveniva dal Sud, mentre i suoi compagni erano tutti nati nel centro-nord), furono la vera sorpresa della competizione, giungendo addirittura primi, superando compagini assai più quotate. Fondamentali gli apporti del forte portiere Lonardi, il meno battuto tra i titolari della B, del prolifico Vincenzo Traspedini (13 marcature) e di Spelta e Pasquina, entrambi a quota 9. Al secondo e terzo posto, altre due squadre che mai avevano visto la Serie A nella propria storia: Cagliari e Foggia. I sardi vantavano una grande tradizione tra i cadetti, ma nessuna promozione: trascinatori Greatti (12) e Riva (8), con quest'ultimo in rapida ascesa verso una carriera che gli porterà gloria e successi. Il Foggia di Pugliese superò il rendimento dell'ottimo campionato precedente, contando su un solido nucleo di titolari fissi con alcune riserve di spessore, e su un Cosimo Nocera ancora in grande vena realizzativa (15 reti). Retrocessero Prato, Udinese e Cosenza: per i toscani fu l'ultima volta in B, dopo un rapporto tempestoso con la categoria (esperienze brevi e poco positive), mentre i friulani si resero protagonisti di una doppia caduta che in due stagioni li portò dalla A alla C. I cosentini invece, che già avevano dato avvisaglie preoccupanti nella B 1962-63, mancarono in attacco e non seppero mantenere continuità di rendimento. Dalla stagione 1963-64 emerse anche un dato statistico rilevante: tutte le squadre segnarono meno rispetto ai campionati precedenti, iniziando una tendenza che continuerà negli anni a seguire. Nel campionato 1962-63, infatti, i gol segnati in totale furono 833, in media 42 per squadra; nel 1963-64 furono solo 708, ben 125 in meno rispetto all'annata precedente, per una media di 35 per squadra. Da lì fino alla fine degli anni '60 non verrà più superata la quota delle 800 reti stagionali.

Il campionato 1964-65 vide il ritorno della SPAL in serie cadetta dopo ben 13 stagioni in Serie A. I ferraresi infatti avevano guadagnato la promozione vincendo il torneo nel 1950-51, e tra alterne fortune erano riusciti a mantenere la categoria, giungendo addirittura quinti nel 1959-60. Anche Bari e Modena dovettero rinunciare alla A, dopo poche annate trascorse tra i "grandi". Sorprendente l'esordio del Trani, che nel 1961-62 si trovava ancora in Serie D e dopo una rapida ascesa si era aggiudicato la vittoria del proprio girone in Serie C, riuscendo a centrare la promozione. Il Livorno rientrò tra i ranghi della B dopo un periodo nero in terza serie, categoria che andava decisamente stretta a una squadra abituata a competere tra le maggiori formazioni d'Italia. Durante il torneo emerse un inatteso Potenza, capace di dare battaglia nelle prime posizioni, trascinato dalla vena di Silvino Bercellino (18 gol) e dall'ambizione del giovane Roberto Boninsegna (9). Ottimo anche il Lecco che sfiorò la promozione. A vincere il campionato fu però il Brescia, che tornava in A dopo ben 18 stagioni consecutive in B. Le "rondinelle", sempre protagonisti nella storia della seconda serie (talvolta nel bene, talvolta nel male), ebbero come leader indiscusso Virginio Depaoli, capocannoniere stagionale con 20 gol. Un Napoli di grande solidità difensiva seppe cogliere il secondo posto: in evidenza il portiere Bandoni (21 gol subìti in 38 gare) e l'attaccante Cané (12 reti). La SPAL seppe gestire bene il torneo e chiuse al terzo posto, seppur con un solo punto di vantaggio sul Lecco tenace inseguitore, sapendo gestire al meglio le proprie risorse, utilizzando 26 elementi, con solo pochi "irrinunciabili" (Bagnoli, Burschini, Massei e il cannoniere Muzzio). Molto al di sotto delle aspettative il Bari, retrocesso in C e battuto a sorpresa anche dal Trani alla 31ª, con gol di Giacomo Cosmano; i pugliesi furono incapaci di risollevarsi nonostante il triplo cambio in panchina (prima Tabanelli, poi la coppia Capocasale-Fusco e infine Lamanna). Anche Triestina e Parma, a malincuore, salutarono la B con la speranza di risalire presto la china.

Il 1965-66 fu un campionato di svolta per il calcio italiano: per la prima volta nel regolamento furono introdotte le sostituzioni. Una decisiva innovazione che, seppur limitata ai soli portieri, rappresentò un grande passo in avanti e cambiò per sempre il volto del calcio della Penisola: comparvero infatti per la prima volta in panchina i "numeri 12", e cioè i portieri di riserva, che potevano entrare in sostituzione del titolare in caso di infortunio. Per quanto riguarda la Serie B, il primo portiere a entrare in campo dalla panchina fu Luciano Castellini del Monza, al 60º minuto di Palermo-Monza 4-0 (26.09.1965, 4ª giornata). Per approfondire l'argomento, rimando a questo articolo da me pubblicato. Dalla Serie A provenivano Genoa, Mantova e Messina. I rosso-blu genovesi, reduci da una breve esperienza in massima serie e tornati nuovamente loro malgrado in B, erano i favoriti per il pronto ritorno in A; il Mantova, che aveva inizialmente ben impressionato la massima categoria, era tornato in B come ultimo in classifica. Il Messina, dal suo canto, aveva assaporato i primi 2 campionati di A della sua storia, ed era intenzionato a tornare rapidamente ai massimi livelli del calcio nazionale. Esordiente in B invece la Reggina, che negli anni futuri diventerà una delle protagoniste di questa categoria. Il campionato, che si rivelò vivace, fu dominato dal Venezia di Segato, che poté festeggiare il ritorno in A già ben prima della fine del torneo; protagonisti gli attaccanti Mencacci (14 gol) e Salvemini (9), e il portiere Silvano Vincenzi che seppe dare sicurezza alla difesa. In grande forma il Lecco, con Sérgio Clerici sugli scudi (17 reti) e un collettivo solido e compatto. Il Mantova fu la terza promossa: un Dino Zoff in rapida ascesa seppe farsi notare per i pochi gol subìti (26 in 38 gare), mentre in attacco fu decisivo l'apporto di Beniamino Di Giacomo (14). Sorprendente la Reggina, che riuscì a dar battaglia nelle prime posizioni della classifica, con l'esperto portiere Piero Persico, prossimo a festeggiare i 20 anni di carriera vivendo una "seconda giovinezza" che lo portò a essere uno degli elementi chiave della rosa dei calabresi. Ultimo in classifica finì il Trani, alla sua seconda e ultima stagione in B, seguito dalle lombarde Pro Patria e Monza: quest'ultima salutò la B dopo 15 campionati consecutivi.

Novara-Sampdoria 0-2 (26.02.1967)
Nel calcio italiano si stavano susseguendo numerosi cambiamenti: dopo l'arrivo delle sostituzioni, giunse anche una riforma dei campionati che prefissò la riduzione della Serie A a 16 squadre per il campionato 1967-68. A tal fine anche la serie cadetta subì delle limitazioni, che ridussero il numero di posti disponibili per la promozione da 3 a 2, e aumentarono le retrocessioni (4). Doppio esordio in quest'annata, per ragioni diametralmente opposte. Da una parte la Sampdoria che aveva lasciato la Serie A per la prima volta dalla sua creazione (1946), e dall'altra l'Arezzo che invece, dopo anni di campionati di terza serie e battaglie in campo regionale, riusciva a entrare nel secondo torneo nazionale. I blu-cerchiati genovesi erano di fatto gli assoluti favoriti, data la qualità della sua rosa e del suo allenatore Fulvio Bernardini. Il Catania era un'altra delle principali pretendenti al titolo, così come Genoa e Varese. I lombardi iniziarono molto bene e si portarono presto in testa; di fatto, Sampdoria e Varese dominarono il torneo, staccando le inseguitrici Catania, Catanzaro e Reggiana, e vinsero con largo anticipo. La "Samp" utilizzò un numero assai ristretto di giocatori (solo 15), e poté contare sulla classe di Fulvio Francesconi, ala goleador (20 marcature e capocannoniere stagionale), su un centrocampo esperto ed efficace, e su un portiere affidabile come Battara. Dal canto suo il Varese, anch'esso con un numero ristretto di elementi utilizzati, mise in luce la coppia gol Leonardi-Renna (rispettivamente 11 e 10 reti) e una difesa capeggiata da Maroso e Sogliano. Nelle ultime posizioni crollò la Salernitana, peggior difesa del torneo e capace di mettere insieme 10 sconfitte consecutive nelle ultime partite; la seguirono un'Alessandria che non seppe mantenere la categoria dopo diverse stagioni quasi anonime e talvolta preoccupanti, l'Arezzo che accusò il salto di categoria, e un Savona che segnava molte reti, ma ne concedeva troppe: l'ultima, subìta da Ferrero a opera di Fara del Catania, causò roventi polemiche per l'errore del portiere.

Il campionato 1967-68 fu uno dei più anomali di tutta la storia della Serie B. Innanzitutto, per venire incontro al progetto di riforma della Serie A il torneo cadetto era stato allargato a 21 partecipanti: l'aggiunta della 21ª costrinse la Lega a inserire un turno di riposo, soluzione già adottata, nel dopoguerra, nei campionati 1946-47 (Girone B) e 1950-51. Il lungo campionato iniziò il 10 settembre 1967: oltre alle neoretrocesse dalla Serie A (Foggia, Lazio, Lecco e Venezia), tra le favorite vi erano Catania, Catanzaro e Reggiana, tra le migliori del torneo precedente. Tuttavia, effettuare previsioni su competizioni di così lunga durata risulta sempre difficile; e infatti, ad avere la meglio sulle avversarie furono Palermo, Verona e Pisa. I siciliani furono i vincitori assoluti, godendo dell'ottima collaborazione tra i propri attaccanti Bercellino (9), Nova (8) e Perrucconi (9), e con il portiere Giovanni Ferretti assoluto protagonista, con soli 18 gol subìti in 37 partite. Ottime anche le prestazioni di Benetti, Giubertoni, Lancini e Landoni. Il Verona esibì un Bui ancora in grande forma (13 gol), mentre il Pisa portò ben 3 giocatori in doppia cifra: Piaceri (14), Joan (13) e Manservisi (12).
Spareggi 1967-68: Lecco-Genoa 1-0
(14.07.1968)
Male le neopromosse e le favorite degli inizi, con solo Foggia e Reggiana a mantenere un buon rendimento: in particolar modo il Venezia mise in evidenza grandi difficoltà a reggere il ritmo di un torneo lungo e logorante, e chiuse al 18º posto. Se Novara e Potenza retrocessero direttamente (e i lucani con un certo anticipo, chiudendo con soli 23 punti), 5 furono le squadre classificate al 15º posto a pari merito, tutte a quota 36 punti. La Lega decise così di indire un girone di spareggio che determinasse le altre 2 retrocesse (un antesignano dei moderni play-out, seppur con formula diversa). La stagione 1967-68 però non si decideva proprio a terminare: gli spareggi fornirono un solo verdetto certo, e cioè la retrocessione del Messina che perse tutte le 4 gare. Le altre quattro compagini (Genoa, Venezia, Perugia e Lecco) finirono il girone tutte a pari merito (5 punti con 2 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta ciascuna), e si rese necessario un altro turno di spareggio, con un altro girone da 4 squadre. Fu la volta buona: il Venezia cedette di schianto e perse tutte le partite, retrocedendo in Serie C. L'ultimo turno del girone fu giocato il 21 luglio 1968, 315 giorni (ovvero 10 mesi e 15 giorni) dopo il primo calcio d'inizio del campionato. Fu il secondo campionato più lungo della storia della Serie B, dopo la stagione 1952-53 (317 giorni, meramente dovuti al grande distacco tra la fine del campionato e lo spareggio conclusivo), e sicuramente il più impegnativo per i partecipanti.

Nel 1968-69 si ristabilì la quota originaria di 3 promozioni e 3 retrocessioni, facendo tornare la B a un assetto più regolare dopo due campionati di transizione. La faticosissima stagione precedente era terminata appena 2 mesi prima dell'inizio del torneo 1968-69, che fu aperto il 29 settembre 1968 Altra novità epocale a livello regolamentare: al "dodicesimo" si aggiunse anche il "tredicesimo", ovvero un giocatore di movimento che poteva fare il proprio ingresso in campo dalla panchina. A differenza di quanto avvenuto con l'introduzione del portiere di riserva, le squadre fecero immediatamente ricorso al "tredicesimo" fin dalla prima giornata. Il primo in assoluto fu Giorgio Fanti del Brescia, che sostituì il compagno Fumagalli al 14' della partita tra Reggina e Brescia. Tornate in seconda serie Brescia, Mantova e SPAL, in particolar modo le "rondinelle" lombarde parvero favorite a un pronto rientro tra i ranghi della Serie A; a cercare il ritorno ai massimi livelli era anche la Lazio, rimasta, dopo una poco esaltante stagione 1967-68, in un campionato percepito dai tifosi come inadeguato alla storia e al prestigio dei bianco-celesti. Ancora frustrate le ambizioni del Genoa, mentre la Reggiana si dimostrò nuovamente in grado di occupare le prime posizioni in classifica, confermandosi come una delle certezze degli ultimi campionati. A vincere fu proprio la Lazio, guidata dai grandi nomi della sua rosa (Fortunato, Ghio, Mazzola, Morrone, Soldo...) e dalla combinazione di una difesa robustissima e un attacco capace di andare a segno 55 volte; al secondo posto il Brescia, affidatosi ancora a Depaoli che vinse nuovamente la classifica marcatori (18 reti), all'ottimo contributo di Turchetto e Bosdaves, e all'esperienza e capacità del portiere Brotto (solo 16 i gol subìti in 26 gare). Terzo classificato il Bari, che tornava in B dopo essersi avvicinato alla vetta del precedente campionato. Male il Mantova, solo 11º, e malissimo la SPAL che retrocesse in C con soli 31 punti: inutile stavolta la grande quantità di elementi utilizzati, ben 27, a fronte di uno scarso gioco di squadra. Retrocessi anche Lecco e Padova, altre due compagini già in crisi di prestazioni dagli anni precedenti (il Lecco si era salvato solo negli interminabili spareggi). Il campionato 1968-69 segnò anche il minimo di gol segnati nel decennio: solo 641, in media 32 per squadra.

Gli anni '60 furono per la Serie B anni di fermento e innovazioni, segnati dall'avvento di regole che rappresentarono ulteriori passi verso un gioco del calcio sempre più moderno e simile a quello attuale. Il prossimo capitolo tratterà gli anni '70, un'altra epoca di cambiamenti per la Serie B.

5 luglio 2016

Il primo "numero 12" della Serie B

Dalla stagione 1965-66 viene introdotto il "dodicesimo uomo" nel calcio italiano. L'avvento della sostituzione fu una svolta epocale, un passo verso il calcio come lo conosciamo oggi. Quest'innovazione avvenne, quasi in via sperimentale, solo limitatamente al ruolo del portiere. In panchina comparve così il numero "12" che divenne poi un simbolo dei portieri di riserva, spesso relegati a ruoli estremamente marginali (le cosiddette "eterne riserve" di cui non mancano esempi e narrazioni anche nella letteratura a tema calcistico), ma sempre pronti a entrare e dan manforte alla propria squadra con abnegazione e senso del dovere. Una carriera fatta di rinunce e settimane, talvolta stagioni intere, trascorse da semplici spettatori.

Castellini nella stagione
1966-67
A scrivere la storia della Serie B in tal senso fu uno dei portieri che segnò profondamente gli anni '70 e '80 del calcio italiano, arrivando anche in Nazionale: Luciano Castellini. Fu infatti proprio lui il primo "12" a scendere in campo in Serie B, il 26 settembre 1965 durante Palermo-Monza (4ª giornata). La gara fu dominata dai rosa-nero, che erano in vantaggio per 1-0 grazie a un primo gol di Troja nel primo tempo (di testa su respinta del portiere). Nel secondo tempo Fogar segnò al 56' in mezza rovesciata. Ciceri, infortunatosi dopo uno scontro con Sergio Bettini e impossibilitato a proseguire, dovette uscire dal campo. Castellini entrò al 60' dalla panchina, rendendosi protagonista di una pagina storica (sebbene quasi del tutto dimenticata) del campionato cadetto. Castellini, al suo esordio assoluto non solo in B, ma anche con la maglia della prima squadra del Monza, fu subito chiamato a numerosi interventi, specialmente da Troja e Tinazzi, i due migliori in campo quel giorno, e dovette per due volte cedere: la prima a Tinazzi (tiro a fil di palo, partito quasi dalla linea di fondo) e la seconda a Troja (nuovamente di testa, su assist di Bon).

Il computo presenze e reti del Monza
pubblicato sull'Almanacco 1966
Castellini debuttò quindi subendo 2 reti: per altre 3 volte scese in campo nella sua prima stagione tra i professionisti, di cui 2 volte dalla panchina, e 1 volta da titolare (alla 31ª giornata a Novara), per un totale di 4 presenze e 4 gol subìti. Curiosamente, e forse proprio per la novità della regola, diverse testate (tra cui per esempio Il Calcio Illustrato) non menzionano affatto l'ingresso di Castellini, e numerose fonti tralasciano le presenze ottenute da Castellini entrando come sostituto (e infatti gliene attribuiscono una soltanto, anziché 4): solo l'Almanacco gliene dà credito, menzionando esplicitamente tre sostituzioni... ma citandolo come "Cappellini", storpiandone il nome. La medesima sorte toccò ad altri portieri entrati come sostituti, tra cui alcuni letteralmente spariti: è il caso di Cozzoli del Trani, giovane portiere di riserva entrato al posto del titolare Biggi in Trani-Reggina 2-2 del 1º maggio 1966, e completamente omesso da svariati conteggi di riepilogo stagionale di presenze e reti, perché appunto utilizzato in quell'unica occasione, da subentrato.

Le vicende dei portieri di riserva, spesso inosservati e misconosciuti, sono forse tra le più curiose e affascinanti nel mondo del calcio: questo articolo, partendo da un caso particolare, ha voluto omaggiarle tutte.

Di seguito, a complemento statistico, il tabellino della partita.

Serie B 1965-66

4ª giornata, 26.09.1965

PALERMO-MONZA 4-0

Palermo: Ferretti; Costantini, Giorgi; Bon, Giubertoni, Moschen; Fogar I, Tinazzi, Troja, Cipollato, Bettini II.
Monza: Ciceri (60' Castellini); Magni, Giovannini (esp. 67'); Melonari, Ghioni, Prato; Vivarelli, Maggioni, Ghio, Mavero, Vigni.
Arbitro: D'Auria di Salerno.
Gol: 42' Troja, 56' Fogar, 73' Tinazzi, 88' Troja.
Spettatori: 18.000 circa.
Note: ammoniti Costantini (P), Bettini II (P) e Vivarelli (M). Calci d'angolo 5-0 per il Palermo.

13 maggio 2016

Il primo gol della Serie B

La storia della Serie B è certamente ricca di avvenimenti particolari e in un certo qual modo "misteriosi", e spesso per scoprirne il reale svolgimento si deve andare a scavare nelle pagine dei giornali, confrontando le diverse versioni e analizzandole per trovare la verità.

Uno degli esempi più rappresentativi è il primo gol della storia del campionato di Serie B. Per riuscire a identificare l'autore di questa storica segnatura è stata necessaria un'indagine approfondita che, benché manchi dei crismi della certezza assoluta (per la natura stessa delle cronache dell'epoca, sovente discordanti su più aspetti), ritengo si sia avvicinata il più possibile alla realtà dei fatti.

Costantino in un'immagine
della stagione 1929-30
In apertura è importante sottolineare un fatto curioso: il "primo gol" della storia della Serie B ha in realtà due volti. Il primo gol in assoluto, infatti, sarebbe quello realizzato da Raffaele Costantino (1907-1991) durante La Dominante-Bari del 6 ottobre 1929; e tuttavia, non può essere considerato valido, in quanto la partita è stata sospesa al termine del primo tempo e poi rinviata e ripetuta, annullando di fatto, ai fini dei conteggi ufficiali, le presenze e le reti ottenute durante quel primo match. Questa la cronaca del gol di Costantino da La Gazzetta dello Sport: «[...] il primo gol è stato segnato da Costantino con un tiro irresistibile da 6 metri»; Il Telegrafo aggiunge e approfondisce così: «La partita si era iniziata regolarmente ed il Bari dopo alcuni attacchi riusciva a segnare al quarto minuto di giuoco il primo gol con Costantino su passaggio di Bottaro.» Il maltempo intervenne e cambiò la sorte dell'incontro, e con essa la storia del primo gol della B: furono giocati i primi 45'; nell'intervallo cominciava a cadere una pioggia violentissima, che in brevi istanti allagava completamente il campo e riducendolo «una vera piscina». La pioggia continuò per più di mezz'ora, portando quindi l'arbitro alla decisione di rinviare la partita, vista l'impossibilità di proseguire con il campo del tutto impraticabile.

Remo Varsaldi a metà anni '30
Veniamo quindi al primo gol vero e proprio. Dall'analisi dei tabellini emerge che nei primi tempi della prima giornata furono segnati in tutto 8 gol: Varsaldi (NO), Fortino e Locatelli (LE) in Novara-Lecce; Villani (PR) in Parma-Biellese; Barni (PT), Baccilieri e Molinis (MF) in Pistoiese-Monfalconese; Patuzzi (VR) in Verona-Prato. Leggendo le cronache nel dettaglio, il primo in ordine cronologico è quello di Remo Varsaldi in Novara-Lecce, segnato al 10º minuto. Varsaldi (1910-1991) era uno degli elementi cardine del Novara; giocò il campionato quasi sempre da ala (il più delle volte a destra, ma sporadicamente anche a sinistra), tranne alcune eccezioni nel ruolo di interno. La partita, giocata sotto la pioggia dell'ottobre novarese, fu definita brutta dalle cronache dell'epoca («scialba e caotica» dice la Gazzetta), male interpretata da entrambe le compagini, tanto che al fischio finale il pubblico di fede azzurra, nonostante la vittoria, lasciò lo stadio deluso per la prestazione dei propri beniamini. Questa la cronaca dello storico gol: «[...] il Novara partito bene segna al 10' con Versaldi su una bellissima azione cui parteciparono tutti e cinque gli avanti.» È da notare come sia un'azione collettiva a portare la prima rete al campionato di Serie B; se vogliamo, un'anticipazione di quella che sarà una caratteristica costante nel torneo dei «cadetti», e cioè quella della grande importanza del gioco di squadra e della collaborazione tra i giocatori nella costruzione del sogno della Serie A.

Alberto Barni in "borghese"
nel settembre 1933
Preciso che le fonti discordano sul minuto del gol. Alcune fonti indicano che il gol fu segnato al 16' (e al 21' sarebbe giunto il pareggio a opera di Fortino), mentre la maggior parte delle fonti indica che i minuti furono rispettivamente il 10º e il 16º. Nel necrologio di Varsaldi apparso su La Stampa del 23 agosto 1991, cita il gol di Varsaldi aggiungendo che fu segnato «quando erano trascorsi pochissimi secondi dal fischio dell'arbitro che aveva dato l'avvio alla gara»; versione che, pur non corrispondendo in pieno a quanto riportato dalle cronache, rafforza l'ipotesi del gol al 10'. Tra le curiosità da aggiungere alla nota storica, è da riportare anche il primo gol su rigore, segnato da Alberto Barni (1901-1977) della Pistoiese al 16º minuto dell'incontro contro la Monfalconese. Il penalty fu concesso per un evidente fallo di mano di Rigotti (1904-1990), il centromediano (ma, in quella gara, terzino destro) e capitano della squadra in maglia bianca.

Remo Varsaldi (e non Versaldi, come universalmente riportato dalle cronache e dalle Barlassina), detto Facin, fu un simbolo del Novara: vi giocò infatti ininterrottamente dal 1929 al 1947, con la sola eccezione della stagione 1931-32, trascorsa alla Torres di Sassari per via del servizio militare. Come quasi tutti i suoi "colleghi" calciatori dell'epoca, Varsaldi non viveva di calcio, ma lavorava tutti i giorni, ritagliandosi le ore per allenamenti e partite; l'impiego di Facin presso la sede della Rivoira nel quartiere di Sant'Agabio a Novara gli consentiva di vivere, mentre giocare a calcio era la realizzazione di un sogno, concretizzato grazie a sacrifici di energia e tempo. E rappresentare la propria città era per Varsaldi un orgoglio.

Il quadro del "gol dai due volti" non sorprende chi si è avvicinato allo studio dei campionati di Serie B: non è raro trovare infatti casi di storie "fuori dall'ordinario", in cui gli avvenimenti si combinano quasi per scherzo a rendere possibile l'improbabile. La particolarità di questa vicenda è quindi quanto mai consona al resto della storia di questa straordinaria categoria, e contribuisce al suo irresistibile fascino.

15 gennaio 2015

Storia della Serie B

Capitolo III: il ritorno al girone unico e gli anni '50

di:
Andrea Ridolfi Testori

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Il Napoli promosso in A al termine della Serie B 1949-50
Dopo i due confusi campionati 1946-47 e 1947-48, con la stagione 1948-49 il calcio italiano cerca di tornare a una situazione di normalità, nonostante le macerie causate della guerra siano ancora presenti in molte città e la vita degli italiani stenti a riprendere il suo corso naturale. Come accennato nel precedente capitolo, con la falcidia portata dalle retrocessioni della stagione 1947-48, la Lega era riuscita a restaurare la Serie B a girone unico. L'aspetto positivo della Serie B a più gironi era l'adeguata rappresentanza di ciascuna zona d'Italia: e infatti questa caratteristica è rispecchiata anche dalla nuova Serie B, che essendo formata da una selezione di squadre provenienti dai 3 gironi in cui era diviso il calcio italiano, è composta in parti uguali da squadre di Nord, Centro e Sud Italia. Un campionato da 22 partecipanti implica 42 giornate e un torneo lungo e faticoso per il quale non tutte le squadre sono preparate. Le squadre che provengono dalla Serie A sono l'Alessandria, il Napoli e la Salernitana; tutte e tre nutrono aspirazioni di pronta risalita ma il torneo è complesso e a vincere è, per forza di cose, la squadra con più resistenza e continuità. Come i precedenti campionati, anche questa edizione non risparmia risultati sorprendenti: 9-0 dell'Alessandria sull'Arsenaltaranto, 8-1 della SPAL sulla Salernitana, 8-2 della Salernitana sul Pescara e alcuni 7-0, 6-1, 6-2 e 6-0 e risultati simili. La regina del campionato 1948-49 si rivela essere il Como, guidato dai suoi attaccanti Meroni (21 gol), Rabitti (17), Maesani (13) e Lipizer (12). Dei portieri, Cardani si rivela essere il più affidabile, mentre Dal Pozzo subisce qualche gol di troppo. La seconda squadra a essere promossa in A è il Venezia, che può contare su uno Zecca in grande forma. Il miglior marcatore è Frizzi, che riesce a segnare 25 volte. A lasciare la B sono Parma (dopo spareggio), Lecce, Seregno e Pescara.

Nel 1949-50 si riparte con 22 squadre, ma la Lega decide di attuare un ulteriore provvedimento restrittivo che porterà il campionato a 20 partecipanti, e dispone quindi 5 retrocessioni, così come per il futuro torneo. Altra stagione faticosa quindi per le società di B, che devono lottare le une contro le altre in una logorante battaglia giocata giornata dopo giornata: Napoli e Udinese sono le promosse al termine del campionato. Deluse Legnano e SPAL che avevano provato a rimanere vicine alle due squadre di testa; retrocesse in C Alessandria, Empoli, Arsenaltaranto, Prato e Pro Sesto. La squadra di Sesto San Giovanni batte una serie di record negativi: perde infatti tutte le gare giocate in trasferta (0 vittorie e 0 pareggi!) e subisce una quantità inverosimile di gol, 119. La stagione 1949-50 vede quindi il portiere più battuto nella storia della Serie B: il veneto Bruno Maurizi, da diverse stagioni estremo difensore della Pro Sesto, subisce 110 reti in 38 presenze (media 2,89), mentre le altre 9 sono prese dal suo secondo Gianni Mattioni. Il 100º gol subito da Maurizi è il primo gol di Dalcerri nella pesante sconfitta della Pro a Lodi, Fanfulla-Pro Sesto 6-1, 41ª giornata (18.06.1950). Maurizi riesce a rimanere imbattuto in una sola occasione (25ª giornata, Pro Sesto-Pisa 1-0) mentre subisce il maggior numero di gol all'11ª giornata a Ferrara contro la SPAL (7-1). Le 30 reti di Ettore Bertoni del Brescia (29 secondo altre fonti) lo rendono il miglior marcatore stagionale.

Legnano-SPAL, scontro diretto
della stagione 1950-51
Nel 1950-51 si scende a 21 partecipanti. Il cosiddetto "Caso Messina" rende incerta la modalità di svolgimento del campionato, ma la Federazione assolve poi la squadra giallo-rossa, consentendole di partecipare al torneo data l'assenza di prove sufficienti a decretare una penalizzazione o addirittura un declassamento anticipato. Le 40 partite effettive non sono poi molto più leggere delle 42 del precedente torneo, e tra le squadre che ne subiscono maggiormente gli effetti ci sono il Bari (retrocesso dalla Serie A 1949-50 e retrocesso nuovamente in C alla fine del campionato di B 1950-51) e lo Spezia che retrocede dopo diversi anni in seconda serie. A salire in A sono SPAL e Legnano, che staccano Modena e Livorno, le principali rivali alla promozione. Il Legnano si è affidato al cannoniere Bertoni, già miglior marcatore nella precedente stagione e ancora in testa agli attaccanti con 25 gol.

Nel 1951-52, campionato a 20 squadre, debuttano in B ben 5 formazioni: una è la Roma, proveniente dalla Serie A; le restanti, tutte promosse dalla C che per ragioni diverse entrano nella storia del campionato "cadetto". Il Marzotto di Valdagno (VI), una delle ultime squadre a perpetuare la tradizione del calcio "aziendale" che negli anni '30 e '40 aveva portato diverse formazioni in Serie C (Falck di Sesto San Giovanni, SAFFA Fucecchio, Alfa Romeo e Pirelli di Milano...) e la M.A.T.E.R. in B. Altra debuttante è il Monza, squadra che diventerà una delle società storiche della Serie B, giocandovi 38 campionati. I toscani del Piombino salgono in B e subito si impongono come una delle formazioni più interessanti del torneo, chiudendo al 6º posto. L'ultima debuttante è lo Stabia, che però disputa un campionato negativo, finendo all'ultimo posto. Retrocessioni eccellenti sono quelle di Venezia, Livorno, Pisa e Reggiana, tutte squadre di grande tradizione in B. La Roma, retrocessa dalla A, torna subito in massima serie, per la verità con qualche difficoltà imprevista di troppo datale dal Brescia, accanita inseguitrice che cede il primo posto per un solo punto. I bianco-blu vengono poi sconfitti dalla Triestina nello spareggio e rimangono in B.

Stagione 1952-53: sfida tra Messina e Genoa
Nel 1952-53 si scende infine a 18 partecipanti, numero che restringe ulteriormente il campionato rendendolo più simile alla Serie A e meno faticoso. La stagione 1952-53 vede anche la riforma della Serie C che passa al girone unico da 18 squadre: le prime tre categorie del calcio italiano, per la prima volta, hanno la stessa formula e lo stesso numero di partecipanti. Torna in B la Lucchese dopo una discreta esperienza in A: il campionato si rivelerà particolarmente arduo e travagliato per i toscani, che subiranno una durissima penalizzazione a causa di una tentata corruzione di Piram (Catania) per mano dell'ex tecnico Brondi prima di Catania-Lucchese del 29.03.1953. La Lega, scoperto l'illecito, penalizza la formazione rosso-nera, che termina quindi ultima in classifica con 2 soli punti anziché i 20 ottenuti sul campo (che, per inciso, l'avrebbero comunque condannata alla Serie C). Il Catania denuncia anche l'illecita interferenza di Eugenio Gaggiotti (personaggio fin troppo presente nel calcio degli anni '50 con le sue trame fatte di corruzioni e partite "aggiustate"), che tenta di combinare la gara Padova-Catania dando soldi a dei giocatori del Padova perché perdessero volontariamente la partita del 24.05.1953 cercando la cooperazione di Fioravante Baldi, tecnico del Catania. Baldi segnala il fatto alla Lega e l'intrigo di Gaggiotti è scoperto; Bruno Ruzza, giocatore del Treviso ma padovano di nascita, è squalificato per tre anni per aver collaborato con Gaggiotti. Inizia così la serie di interferenze "gaggiottiane" nella Serie B che continuerà per diverso tempo. Tornando al calcio giocato, la B 1952-53 vede le promozioni di Genoa e Legnano (dopo spareggio con il Catania), mentre in C scendono il Siracusa e la già citata Lucchese. Si segnala il Marzotto, autore di un ottimo campionato, mentre il Piombino cala il livello delle proprie prestazioni, scendendo fino a rasentare la zona retrocessione.

Per la B 1953-54 viene confermato il numero di partecipanti (per la prima volta dal 1949-50 la B non cambia rispetto alla stagione precedente). Il Pavia torna in B dopo quasi vent'anni dall'ultima volta (1934-35) mentre tornano dalla A Como e Pro Patria. Sorprendente il campionato del Cagliari che migliora ancora la prestazione della stagione 1952-53 e sfiora la Serie A, persa nello spareggio di Roma con la Pro Patria; il Catania invece è primo in classifica e arriva per la prima volta in A dopo essersi avvicinato molto nel torneo precedente. Il Piombino lascia definitivamente la B, chiudendo all'ultimo posto. Ancora una volta, però, sono le decisioni della Lega a cambiare il volto alla classifica. Viene infatti alla luce un altro intervento di Gaggiotti nel campionato di B: la corruzione del portiere Dalla Fontana dell'Alessandria, pagato per favorire il Fanfulla nella partita del 06.12.1953. Dalla Fontana però smaschera Gaggiotti, fingendo di collaborare e poi denunciandolo. L'inchiesta porta alla conclusione che i mandanti di Gaggiotti erano proprio i dirigenti del Fanfulla: la società lodigiana viene quindi penalizzata di 5 punti e retrocede in Serie C per un punto (28 contro i 29 del Treviso e del Pavia).

Il Catania, una delle squadre protagoniste della B
degli anni '50, nella stagione 1953-54
La stagione 1954-55 vede protagoniste, nel bene e nel male, le squadre venete: Vicenza e Padova vengono promosse in Serie A, mentre il Treviso retrocede in C e il Verona si salva per un solo punto. A seguire i trevigiani in terza serie c'è il Pavia, già pericolante nel campionato 1953-54, proprio come il Treviso. Bene il Marzotto, 8º in classifica, mentre il Brescia e il Como continuano a vedersi negata la Serie A. Buoni i campionati del Modena e del Legnano, mentre dalla C arriva l'Arsenaltaranto ad aumentare lo scarso numero di squadre del Sud presenti in B (oltre ai rosso-blu ci sono solo Messina, Palermo e Salernitana).

Il campionato 1955-56 era stato preceduto dalle tempeste giudiziarie che avevano portato alla retrocessione d'ufficio di Catania e Udinese per due diversi "casi" (rispettivamente Scaramella e Settembrino). Fin troppo numerosi i casi simili negli anni '50, che furono sicuramente un periodo turbolento del calcio italiano, funestato dalla dilagante corruzione e dai numerosi illeciti, riusciti o solo tentati. L'Udinese, che aveva conservato l'organico che l'aveva portata a un ottimo campionato di A culminato nel secondo posto, risulta subito la dominatrice del campionato, mentre il Catania gioca un buon torneo ma manca la promozione in A che arriva invece ai conterranei palermitani. Retrocedono Livorno (peggior difesa) e Salernitana. Ancora un ottimo campionato per il Como, mentre si confermano valide Cagliari e Brescia. Da segnalare il cambio di denominazione del Monza che aggiunge il nome dello sponsor, la Simmenthal, diventando così Associazione Sportiva Simmenthal Monza; il Taranto cancella il riferimento alla vecchia squadra dell'Arsenale, passando dal nome Arsenaltaranto al semplice Taranto. Dopo alcune stagioni di capocannonieri sotto i 20 gol, ben due giocatori superano questa cifra: il miglior marcatore Aurelio Milani (23) del Simmenthal Monza e Giuseppe Secchi (22) dell'Udinese.

Il campionato 1956-57 vede l'ingresso di una squadra marchigiana, la Sambenedettese, che aveva vinto la Serie C a pari punti con il Venezia, con un ottimo attacco in grado di segnare 61 reti in 34 partite. Torna anche il Novara dopo un'avventura in Serie A durata alcune stagioni, accompagnato dalla Pro Patria. Numerose squadre hanno le possibilità per combattere per la promozione, ma al termine della stagione sono Verona e Alessandria a salire in massima serie. Curiosamente, nel torneo 1955-56 si erano entrambe classificate al 9º posto, quindi al centro della classifica, e nel 1956-57 non sembravano poter ambire alla Serie A. Ottimo torneo del Venezia, neopromosso, e consuete buone prestazioni per Brescia (giunto secondo e battuto allo spareggio dall'Alessandria) e Catania. A retrocedere sono, inaspettatamente, Pro Patria e Legnano, due squadre che potevano contare su un buon organico ma che non hanno saputo organizzarsi in maniera produttiva.

Stagione 1956-57, Cagliari-Novara
Nel 1957-58 torna in B il Lecco dopo oltre 10 anni di assenza (stagione 1946-47) e si rivede anche il Prato, primo in Serie C. Il Palermo, dopo una breve esperienza in A, si trova nuovamente in seconda serie; e la Triestina conosce per la prima volta la Serie B dopo una lunghissima militanza in Serie A dovuta sia a meriti tecnici che a decisioni federali guidate da esigenze politiche. La squadra di San Giusto riesce a tornare prontamente in massima serie con un'ottima formazione trascinata dalla coppia Milani (17 gol)-Petris (18) e con in porta Giampiero Bandini, in grado di subire solo 29 reti e di segnarne anche 2. Il secondo posto va al Bari, che riesce anche a battere il Verona nello spareggio misto A-B e a guadagnarsi l'accesso in Serie A. Sorprendente il Marzotto che riesce a raggiungere il 4º posto, insieme al Simmenthal Monza, mentre il Venezia (3º) conferma la positiva stagione 1956-57. La riforma del campionato, che lo amplia a 20 squadre, "grazia" Cagliari e Parma, che rischiavano la retrocessione in C essendosi classificate 17ª e 18ª.

Per il campionato 1958-59 il "Lodo Pasquale" aveva ripristinato la B a 20 squadre; la formula rimarrà un classico della seconda serie per moltissimi anni a venire. Tornano in B Atalanta e Verona (dalla A) e Reggiana e Vigevano (dalla C). Lunga l'assenza dei bianco-celesti che mancavano dal campionato di B dal 1947-48. Atalanta e Palermo guadagnano la promozione in Serie A con un discreto distacco dal Lecco, che sempre più si afferma come squadra pericolosa. Mentre la forza dei bergamaschi è specialmente l'attacco, guidato da Longoni e Zavaglio, il Palermo sfrutta specialmente la propria difesa, che ha in Walter Pontel un ottimo portiere (solo 17 gol subìti in 32 presenze). Ritornano in C dopo brevi esperienze Vigevano e Prato, mentre ancora una volta si salva il Parma, a rischio quasi perenne di retrocessione da diversi campionati.

Gli anni '50 furono anni assai vivaci per il calcio italiano, impegnato nella difficile ricostruzione del dopoguerra. Al buon livello tecnico e al gioco gradevole espresso dalle squadre si contrapposero purtroppo le ombre delle combine e degli illeciti sportivi, che troppe volte interferirono con lo svolgimento dei campionati e con la naturale evoluzione, tecnica e tattica, del calcio italiano.

Per la trattazione degli anni '60 rimando al prossimo capitolo.

15 dicembre 2014

Dino Zoff e le presenze in Serie B

Una formazione dell'Udinese 1962-63. In piedi: Zoff, Valenti,
Selmosson, Andersson, Carosi, Tagliavini; accosciati:
Gigante, Manganotto, Pinti, Beretta, Novali
La superlativa carriera di Dino Zoff si è svolta quasi esclusivamente in Serie A. Ben 20 le stagioni in massima serie per il portiere friulano, che debuttò con l'Udinese il 24.09.1961 contro la Fiorentina. Dopo le 4 presenze della stagione 1961-62 in A, Zoff si trovò ad affrontare la prima stagione in Serie B. Nel 1962-63 il ventenne portiere era già titolare dell'Udinese: suo secondo era Romano Collovati (clicca per la carriera completa di Collovati), quasi sempre erroneamente citato come "Colovatti". Sulla stagione 1962-63 di Zoff in B circola da moltissimi anni un dato sbagliato, originato da un errore della Panini.

Zoff debuttò in B alla prima giornata contro il Cosenza, subendo gol su rigore da Lenzi. Per tutto il campionato scese in campo con continuità, e solo in due occasioni dovette lasciare il posto a Collovati: alla 33ª giornata contro l'Alessandria e alla 38ª contro il Verona. Il computo finale delle presenze dice dunque Zoff 36 (45 gol subìti), Collovati 2 (3 gol subìti). Tutte le pubblicazioni di quell'anno (Almanacco, Calcio Illustrato, ecc) riportano il dato corretto.

Nel 1967-68 gli album "Calciatori" editi dalla Panini riportano per la prima volta le carriere dei giocatori di Serie A. Tra questi c'è Zoff, e alla riga relativa alla stagione 1962-63 sono correttamente segnalate 36 presenze. Nell'edizione successiva, relativa alla stagione 1968-69, vengono aggiunti i gol subìti, e nella scheda di Zoff compare ancora una volta il dato corretto: 36 presenze, 45 gol subìti. Anche nel 1969-70 i dati sono giusti; nell'album 70-71, però, succede qualcosa: le presenze della stagione 1962-63 diventano 34, mentre rimane invariato il numero di gol subìti. A cosa sia dovuto l'errore, è impossibile da determinare: rimane certo che quella del 1969-70 rimarrà l'ultima scheda corretta di Zoff. La Panini, infatti, dal 1970-71 in avanti copierà sempre il dato sbagliato, quello delle 34 presenze, che si diffonderà ovviamente anche a tutte le fonti che copiano gli album Panini. L'errore rimane fino al 1982-83, anno dell'ultima figurina di Zoff. Ancora oggi molte schede sulla carriera di Zoff, copiando la Panini, riportano l'errore togliendo 2 presenze al totale delle gare giocate dal portiere.

Album Panini 1967-68

Album Panini 1970-71

Album Panini 1982-83


10 dicembre 2014

Coppa d'Oro del C.O.N.I. 1927

Raccontare una competizione dalla vita breve come la Coppa d'Oro del C.O.N.I. può sembrare semplice, ma in realtà l'impresa è risultata piuttosto ardua specialmente nel reperimento delle fonti dell'epoca, che spesso presentavano cronache lacunose o contraddittorie.

Alla fine del lavoro di ricerca è uscito il libro "Coppa d'Oro del C.O.N.I. 1927", che racconta nel dettaglio la prima edizione del torneo: dai tabellini alle fotografie, dai calciatori agli arbitri, la Coppa CONI 1927 raccontata partita dopo partita. Ovviamente, un libro come questo mira alla completezza e alla precisione, ma visto l'ingente numero di informazioni contrastanti presentate dalle fonti dell'epoca, è sempre aperto ad aggiornamenti. Le correzioni saranno pubblicate su questo blog e saranno liberamente accessibili.


Clicca qui per accedere all'acquisto del libro (ebook)


Ringraziamenti:

Daniele Bolzani;
Gilberto Guerra;
Fabrizio Schmid;
Davide Solenghi;
Museo Grigio per aver fornito le fotografie relative all’Alessandria;
Uffici Anagrafe di Alessandria, Castrezzato (BS) e Nizza Monferrato (AT).

25 settembre 2014

Il caso Cappa e il "primo gol della Roma"

di:
Andrea Ridolfi Testori

con la collaborazione di:
Fabrizio Schmid (per il completamento della carriera di Cappa)
Vanni Crotto (per la rettifica dei dati anagrafici)

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Un comunicato del Direttorio Divisioni Superiori dell'aprile 1927
in cui compare Mario Cappa alla Fortitudo di Roma, tratto dalla
Gazzetta dello Sport.
Giugno 1927. Le società Alba, Fortitudo e Roman si accordano per fondersi e creare un'unica squadra, la Roma. Vari giocatori tesserati per questre tre società confluiscono nella neonata compagine giallo-rossa; altri, invece, devono trovarsi un'altra sistemazione, magari in società minori romane o in altre città d'Italia. Tra i vari elementi che vanno a far parte della prima rosa della Roma c'è anche Cappa, abile interno sinistro della Fortitudo che si è messo in evidenza, nel panorama del calcio capitolino, nella stagione 1926-27 in cui gioca con continuità con i rosso-blu e segna anche nella Coppa CONI della stessa stagione. Cappa è quindi uno dei prescelti per scendere in campo contro l'Újpest, durante un'amichevole che inaugura la vita calcistica della Roma: e segna anche il primo gol della storia del club (primo in assoluto ma non il primo ufficiale). Debutta poi nella prima partita di Divisione Nazionale, il 25 settembre 1927 contro il Livorno. Uno dei primi 11 giocatori della Roma in campionato. Segna il primo gol ufficiale contro l'Hellas Verona il 9 ottobre 1927. Dopo una buona stagione (15 presenze e 5 gol in Divisione Nazionale, 10 presenze e 3 reti nella Coppa CONI vinta dalla Roma), Cappa viene inserito in lista di trasferimento dopo suo ricorso (la Roma si era opposta alla sua cessione) nel settembre 1928.

Un comunicato ufficiale pubblicato su
Il Littoriale del 14 settembre 1928 in cui compare
Mario Cappa nella lista di trasferimento della Roma.
Questa la carriera di Cappa alla Roma. Ma chi era, questo Cappa? Se consultate un qualsiasi sito dedicato alla Roma, il nome che verrà riportato sarà sempre Enrico. Enrico Cappa, nato a Roma nel 1898. Ma consultando le squalifiche e le liste di trasferimento, le principali fonti dell'epoca per quanto riguarda i nomi di battesimo dei calciatori, emerge una realtà ben diversa: "Cappa" è in realtà Mario Cappa, novarese ex giocatore di Novara e Spezia.

Sia Mario che Pietro "Pierino" Cappa, due fratelli novaresi, si trovavano a Roma tra il 1927 e il 1928. Mario, il maggiore, aveva esordito nel Novara, interrompendo poi la militanza nella squadra azzurra per via del servizio militare, per cui fu destinato a La Spezia. Impostosi come protagonista (6 gol in 8 partite), Cappa passò poi alla Fortitudo, dove trovò ampio spazio tra i titolari. Passato quindi alla Roma, dopo l'esperienza descritta sopra passò alla Gallaratese, dove ritrovò il fratello Pietro che nel frattempo aveva giocato per una stagione nella Lazio (1927-28). I due fratelli non si scontrarono mai da avversari, visto che le due squadre romane sono inserite in gironi diversi. Concluso il periodo romano i due fratelli si riuniscono a Gallarate per poi dividersi di nuovo: Mario va al Varese, mentre Pietro alla Biellese.

Aggiornamento del 30 agosto 2025:
Grazie all'aiuto di Vanni Crotto, che ringrazio, ho ricevuto l'informazione che Mario Cappa era nato il 14 dicembre 1904 a Novara ed è deceduto a Sumirago, in provincia di Varese, il 18 settembre 1989.

Il fratello Pietro Cappa era invece nato a Novara il 13 marzo 1903 ed è ivi deceduto il 24 dicembre 1963.

Nella precedente versione dell'articolo avevo attribuito a Mario la data di nascita di Pietro. L'errore è adesso corretto.

Ho anche rimosso l'informazione relativa alla militanza di Mario nello Stabia in quanto è stato possibile accertare che il "Cappa" che aveva giocato nella squadra campana non era Mario.

La carriera

Mario Cappa
N: Novara, 14.12.1904
M: Sumirago (VA), 18.09.1989

Attaccante

1920-21 Novara 1C 0/0
1921-22 -
1922-23 Novara 1D 14/0
1923-24 Novara 1D 16/3
1924-25 Novara 1D 15/2
+ Girone finale 6/2
1925-26 Spezia 1D 8/6 [militare]
1926-27 Fortitudo Roma DN 16/2
+ Coppa CONI 9/3
1927-28 Roma DN 15/5
+ Coppa CONI 10/3
1928-29 Roma DN 0/0
1929-30 Gallaratese 1D
1930-31 Varese 1D 4/1
1931-32 Varese 1D 20/7
1932-33 Gallaratese 1D

45+6 presenze nel Novara, 5+2 gol
9 presenze nello Stabia, 2 gol
8 presenze nello Spezia, 6 gol
16+9 presenze nella Fortitudo, 2+3 gol
15+10 presenze nella Roma, 5+3 gol
24 presenze nel Novara, 8 gol.

Totale: 142 presenze, 36 gol (escluse le presenze nella Gallaratese, non reperite).