Parallelamente all'attività di giornalista, Bianchi svolse i suoi studi universitari, laureandosi in Scienze Politiche. Ebbe anche particolare attenzione per la Medicina, che rimase sempre una sua passione. Non solo il calcio fu protagonista degli articoli di Bianchi: passato al Corriere del Tirreno scrisse anche di regata, di automobilismo, di ciclismo, di ippica e più avanti ancora gli capitò di seguire gli sport invernali, mettendo a servizio di varie discipline la sua poliedrica penna. Negli anni '40 Bianchi scrisse per la Gazzetta dello Sport. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu caporedattore del Giornale del popolo di Livorno e poi direttore di un settimanale sportivo fiorentino. Nell'estate del 1946 Renato Casalbore lo volle al neonato Tuttosport, e Bianchi si trasferì a Torino, andando ad abitare in corso Ferraris. Divenne uno degli autori di punta del giornale, seguendo le vicende sportive dell'Italia del Dopoguerra, apprezzato e temuto dai colleghi per la sua competenza e per il suo carattere caustico e indomito, simbolo di una toscanità (e più precisamente: livornesità) verace. Giorgio Tosatti di lui scrive «il caporedattore Ilo Bianchi era terribile, ci faceva tremare»; nel necrologio comparso su La Stampa, viene così definito: «Era un toscano a modo suo, non ciarliero, un po' spigoloso. Ma, già al primo contatto, il carattere buono di Ilo prendeva subito il sopravvento. L'amicizia si cementava d'incanto.» Un altro spaccato della personalità di Bianchi lo ricaviamo dal necrologio pubblicato sul Tirreno, dove si legge: «ricordava con piacere le imprese garibaldine dei servizi disagiati e tumultuosi che richiedevano dal cronista sportivo, di solito in veste di "inviato speciale", sacrifici estenuanti [...]».
Nella seconda metà degli anni '50 le sue condizioni di salute si aggravarono, e nella primavera del 1959 gli venne diagnosticata una nefrite che lo costrinse a lasciare temporaneamente il luogo di lavoro. Superato il primo attacco della malattia, tornò a Tuttosport e ne fu direttore responsabile dal 26 aprile al 25 agosto 1959, sostituendo lo scomparso "Carlin" Bergoglio. Il male però si ripresentò e Bianchi tornò nella sua Castagneto per recuperare le forze: un improvviso peggioramento lo costrinse al ricovero presso l'ospedale di Pisa, dove morì alle ore 22 del 28 agosto 1959, circondato dall'affetto dei famigliari. Lasciò la moglie, Margherita, e due figli piccoli, Fulvio e Cristiana. I funerali si tennero lunedì 31 agosto a Torino.
Nel 1960 in sua memoria fu istituito in Piemonte il "Trofeo Ilo Bianchi", un torneo di calcio giovanile riservato alla categoria Esordienti. Stando alle informazioni da me reperite, questo torneo si disputò almeno fino all'anno 2002. Il figlio Fulvio Bianchi ha seguito le orme del padre e ha intrapreso la carriera di giornalista, iniziando a Tuttosport per poi divenire redattore di Repubblica. Chi scrive fa notare che è da considerarsi ovviamente errata la notizia, riportata da varie fonti anche di stampa, che vuole Ilo Bianchi direttore di Tuttosport nel 1962, in quanto era purtroppo già deceduto tre anni prima.
Andrea Ridolfi Testori
11 gennaio 2022
Le informazioni presenti in questo articolo possono essere utilizzate, a patto di citarne esplicitamente l'autore, Andrea Ridolfi Testori.
Fonti utilizzate:
- Annuario della stampa italiana, anni 1937 e 1957
- Necrologi pubblicati su La Stampa (30 agosto 1959) e Il Tirreno (29 agosto 1959)
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