----
Uno spettro si
aggira per l’Europa… no, non va bene. Era una notte buia e tempestosa… no,
neanche questo funziona. Iniziamo in maniera più semplice: in questo articolo tratterò
un tema che potrebbe essere argomento della mia tesi di laurea, sono ancora
indeciso tra questo e “Aspetti culturali e problematiche del punto croce nella
civiltà bizantina”. Ciò di cui voglio parlarvi è il cosiddetto “politicamente
corretto”, conosciuto anche con il nome in lingua inglese, politically correct. Saprete tutti cos’è, ma per i fortunati che lo
ignorassero, è un concetto che ha incominciato a prendere piede nel XX secolo e
che ha raggiunto vette di assurdità parossistica a partire dagli anni ’80
circa. In questo mio pezzo cercherò di insegnarvene i rudimenti, così che
possiate sfoggiare anche voi un forbito linguaggio “per ogni occasione”. Ma accidenti,
siamo già alla 139a parola e ancora non ho detto niente! Cominciamo! Alla base
del politicamente corretto (da qui in avanti, PC) vi è l’idea di un linguaggio
(e di un comportamento) teso a non offendere nessun gruppo sociale e/o etnico,
così che chi usi un tale linguaggio possa evitare gaffe e relazionarsi con
tutti, cosciente di parlare “nel modo giusto” e di non urtare l’altrui
sensibilità. E come si fa, direte voi, a raggiungere una tale forma del parlato
(e dello scritto)? Semplice: utilizzando perifrasi, eufemismi e termini
evasivi. Per esempio, di me si potrebbe dire che sono un “diversamente magro” o
un “verticalmente svantaggiato”; una persona poco acuta potrebbe divenire un “individuo
con differenti attitudini intellettive”; un grandissimo maleducato si
trasformerebbe in una “persona poco incline all’empatia”. Si potrebbe andare
avanti, ma mi fermo qui, per pietà. Per essere PC basta dire non ciò che si
pensa, ma ciò che si sa che gli altri vogliono sentire; non ciò che si sente,
ma ciò che il cosiddetto senso comune vorrebbe che sentissimo; non ciò che si
crede, ma ciò che il mondo vorrebbe credere. Mentre l’idea di fondo è giusta e
condivisibile (evitare termini offensivi è logicamente auspicabile, e tutti
dovremmo farlo, evitando di usarli con gratuità), gli eccessi sfiorano il
paradosso, quando non sprofondano nel ridicolo. È stato inventato anche il
termine “politicamente scorretto” per ideale giustapposizione, ma in realtà,
molto spesso, ciò che così viene definito è solo una scialba brutta copia del
PC all’acqua di rose, con due o tre parolacce messe lì, per far ridere chi
crede che siano davvero “trasgressive” e “audaci ribaltamenti del PC”. La
sincerità, nel semplice linguaggio (forma del pensiero) e nelle idee, con se
stessi e con gli altri, risiede spesso nell’espressione di sé, e occupa
(dovrebbe occupare, anzi…) il primo posto nelle priorità personali.
Nessun commento:
Posta un commento
Inserisci un commento, esprimendoti civilmente.
Email: a.ridolfitestori@gmail.com