21 dicembre 2012

Le peggiori traduzioni che io abbia mai letto


Tra i vari libri tradotti da una lingua straniera che ho letto, com'è naturale, alcuni erano tradotti bene e altri tradotti male. In questo elenco ho inserito le peggiori che abbia mai letto, con una piccola spiegazione che specifica cos'è che non va nella traduzione secondo me. I libri sono elencati dal "meno peggio" al "peggiore". Seguirà una lista delle migliori traduzioni che abbia mai letto.



4) Per chi suona la campana, di Ernest Hemingway, traduzione di Maria Martone Napolitano (o Napolitano Martone), Mondadori.

Questa traduzione non è proprio pessima, ma ricordo che Martone Napolitano inserì un numero eccessivo di regionalismi (es. "sparò il cavallo" anziché "sparò al cavallo") che rovinavano l'impressione generale che si ricavava dal libro. Me la ricordo poco, però.


3) Infinite Jest, di David Foster Wallace, traduzione di Edoardo Nesi con la collaborazione di Annalisa Villoresi e Grazia Giua, Einaudi.

Premessa: qualsiasi traduzione di questo libro sarebbe stata, in ogni caso, deficitaria rispetto all'originale. La cosa più brutta della traduzione Nesi-Villoresi-Giua è che sono state rese bene alcune frasi articolate e complesse, e sono stati commessi errori davvero banalissimi che fanno sorgere dei dubbi sull'effettiva collaborazione del terzetto di traduttori: ci sono frasi veramente facili che sono state clamorosamente sbagliate, così che sembra che i tre abbiano lavorato ciascuno per conto proprio e abbiano poi unito i risultati senza rivedere la forma dell'italiano. Alcuni esempi: un aeroplano che risulta "bombardato" anziché oggetto di un attentato per una errata interpretazione del verbo "to bomb", che vuol dire sì bombardare ma anche "piazzare delle bombe" (l'uso della logica avrebbe aiutato i tre, che comunque hanno certamente svolto un lavoro faticosissimo); una frase del tipo "sono più buoni di sempre", molto innaturale in italiano, anziché "più buoni che mai"; molti present perfect + for/since che necessitano di essere tradotti con il presente, ma sono stati tradotti con il passato prossimo; il solito "professionale" usato al posto di "professionistico" (ne parlerò in un altro post); altre inesattezze traduttive diffuse per un po' tutto il libro. Ripeto, la traduzione è stata sicuramente un lavoro monumentale e gli errori ci potevano benissimo stare: ma non su cose così facili, secondo me. Avrei più facilmente perdonato degli errori su frasi complesse piuttosto che queste imprecisioni su frasi molto facili.


2) Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, di Christiane V. Felscherinow, traduzione di Roberta Tatafiore, Rizzoli.

Roberta Tatafiore non era una traduttrice, e questo libro ne è la testimonianza perfetta. Probabilmente fu scelta per le sue competenze sociologiche sul mondo della prostituzione, che trattò spesso per conto delle pubblicazioni per cui lavorò (L'Unità, Il manifesto, ecc), argomento contenuto nel libro in oggetto. Tatafiore è stata certamente una persona ammirevole e un'abile giornalista, ma la traduzione dal tedesco non faceva per lei. A ulteriore difficoltà si erge il gergo giovanile contenuto nel libro, che sarebbe sicuramente stato un problema anche per un Ervino Pocar, un Umberto Gandini o un Emilio Castellani, e che Tatafiore ha cercato di rendere meglio che poteva, talvolta azzeccando, talvolta sbagliando le scelte. Un errore per tutti: l'«amico» della madre di Christiane che è in realtà il suo compagno: il sostantivo tedesco "Freund" significa sia "amico" che "fidanzato", ma in questo caso non c'erano dubbi che si trattasse del compagno della madre, visto che si parla di relazione amorosa tra i due. Altro esempio: il "barattolo di birra" che è ovviamente la lattina (errore questo che richiama il famoso caso del "can" inglese, sempre più spesso tradotto con "barattolo" nonostante l'evidente confusione che genera in italiano).


1) Futebol, di Alex Bellos, traduzione di Andrea Inzaghi, Baldini Castoldi Dalai.

Questa è in assoluto la peggior traduzione che abbia mai visto, per distacco. Forse una delle peggiori mai pubblicate negli anni 2000. Ho contato oltre 100 errori di traduzione, di varia natura: il libro tratta di calcio brasiliano, ma il traduttore non pare particolarmente ferrato né sul calcio, né sulle tecniche di traduzione, visto che ha sbagliato praticamente tutti i riferimenti calcistici (la traduzione di "right wingback", che vuol dire "terzino fluidificante destro", con l'inesistente "ala destra della difesa" palesa le mancanze di Inzaghi dal punto di vista tecnico) e diverse locuzioni inglesi di varia natura (nonché praticamente tutte le parole e le espressioni in portoghese che apparivano talvolta nel libro). La traduzione non è coerente, all'interno del testo sceglie nomi diversi per la stessa cosa, come se il traduttore non avesse memoria di ciò che aveva scritto. I termini "tecnici" (ammesso che ormai il calcio ne abbia, vista la diffusione dei termini calcistici nel linguaggio comune) sono imprecisi e poco chiari, i riferimenti storici sono quasi tutti sbagliati ("Gradim" diventa addirittura un'intera squadra, ma è il calciatore Gradín), troppi nomi sono lasciati in inglese quando si poteva facilmente trovare una efficace traduzione italiana. Leggere questo libro, da conoscitore di inglese, portoghese e calcio brasiliano, è stato quasi penoso.

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